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Che cosa è la trasgressione? ottobre 21, 2008

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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Vicky Cristina Barcelona

Un film di Woody Allen. Con Scarlett Johansson, Penelope Cruz, Javier Bardem, Rebecca Hall, Patricia Clarkson, Kevin Dunn, Chris Messina, Julio Perillán, Manel Barceló, Josep Maria Domènech.  – Produzione USA, Spagna 2008.

La trasgressione è un comportamento al di fuori di regole che possono essere di tipo molto diverso: sociali, culturali, morali.

In psicologia la trasgressione è considerata “un elemento indispensabile alla crescita individuale”.

Freud, Jung, Fromm….parlano della “legge del proprio essere” ; detto più chiaramente, trasgressione come spinta interiore.

Certo è che la storia dell’uomo è incominciata con due mitiche trasgressioni : quella di Adamo ed Eva ( rimasta nell’immaginario collettivo come peccato originale ) , e quella di Prometeo ( rimasta nel nostro immaginario come caposaldo dell’evoluzione umana ).

Per cui si realizza l’equazione : Trasgressione > Spinta interiore > Crescita individuale > Evoluzione umana

Ora, in questa positività della trasgressione, che “ci azzeccano” le fantasie, o meglio, le perversioni erotiche di un periottantenne?

Nelle malattie degenerative del cervello ( Alzheimer… ) , tra i vari sintomi ( amnesia, afasia, …) ci può essere anche una caduta dei freni inibitori ; pertanto, un anonimo anziano che espreme ad alta voce i suoi intimi desideri, viene subito inquadrato in un ambito psichiatrico e messo sotto terapia farmacologica.

Ma se lo fa Woody Allen….

Il film è noioso, dalla prima all’ultima scena, finto, con finti intellettuali bohemien dal cospicuo conto in banca. E’ prolisso, ripetitivo e banale.

Alla fine diventa solo un ottimo spot pubblicitario ( la Proloco del luogo ringrazia ) , con una Barcellona splendida e solare dal cui contesto però sono estranei gli attori , che per il passato hanno dato prova di ben altre performance.

Ha ragione Baricco, quando fa dire al protagonista del suo film “Lezione 21 ” ( di cui presto parleremo ) , che ci sono oltre 140 opere d’arte considerate capolavori e che capolavori non sono ; spero  che tra gli artisti supervalutati ci sia anche Woody Allen.

Chi scrive queste cose non è un moralista, non è un retrogrado , ma un tollerante ; un tollerante Spaesato con i suoi difetti; e anche con le sue fantasie….ma nella propria alcova.

Voto : 2 su 10

Eschilo descrive la tragedia degli dei. Sofocle la tragedia degli… ottobre 10, 2008

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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Il papà di Giovanna

Un film di Pupi Avati. Con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Rohrwacher, Serena Grandi, Manuela Morabito, Paolo Graziosi, Gianfranco Jannuzzo, Valeria Bilello. Produzione Italia 2008.

Al Liceo il mio professore di Greco insisteva molto ( non so se è ancora valida questa distinzione) sulla differenza tra i grandi autori di tragedia greca.

Eschilo descrive la tragedia degli dei; Sofocle quella degli eroi; Euripide la tragedia degli uomini.

Per questo penso che sia stato Euripide a scrivere la storia tragica di Elettra, figlia di Agamennone, che rientrato in patria, fu ucciso dalla moglie Clitennestra e dal suo amante. A tale efferato delitto assiste Elettra.

Euripide sapeva che stava scrivendo qualcosa che toccava le corde più profonde dell’animo umano; ma non poteva certo sapere che la tragedia da lui scritta sarebbe diventata ancora più famosa; non poteva certo prevedere che oltre duemila anni dopo Freud e Jung avrebbero mutuato questi nomi dai suoi scritti, per rappresentare dei concetti che son i pilastri di quella disciplina che ondeggia tra alterne fortune: la psicanalisi.

  • Il complesso di Edipo ( concetto sviluppato per spiegare la maturazione del bambino maschio attraverso l’identificazione con il padre e il desiderio nei confronti della madre.)
  • Il complesso di Elettra ( termine coniato per definire l’amore per il padre da parte della figlia, accompagnato da sentimenti di gelosia e di rivalità verso la madre )

Pupi Avati non poteva sapere che con il suo film ( ambientato durante il fascismo ) si sarebbe inoltrato verso una zona ancora paludosa, incerta fatta di sfumature, di colori non ben definiti.

E non poteva certo sapere che qualcuno un po’ strano ( tipo uno come me ) avrebbe considerato il rapporto tra la Neri ( mamma ) e la Rohrwacher ( figlia ) come la chiave di volta del film. Aspetto che questo tipo strano ha trovato non sviluppato, non coinvolgente, non emozionante

Avati non poteva sapere che quel qualcuno considera il padre Giovanni esente da ogni colpa; egli si comporta come ogni padre avrebbe fatto ( con tutto l’amore talvolta eccessivo talvolta soffocante che solo un padre può dare “ ).

Avati non poteva sapere che lo strano tipo considerasse importanti gli aspetti storici in cui si muove la vicenda: aspetti che sono stati trattati superficialmente ed in modo affrettato; “ una sorta di Bignami della storia d’Italia ( il caro vecchio Bignami ) con tanto di entrata in guerra, repubblica di Salò, liberazione”, resistenza con i suoi processi sommari ( ahi, che ho scritto! ).

Ma quello strano tipo ammira Pupi Avati, lo segue in tutti i suoi lavori, dove rivela sempre la sua abilità “ nel ricostruire atmosfere d’epoca con una ottima fotografia e ad offrire ritratti psicologici di perdenti o, comunque, di umili’ nel senso più profondo e umano del termine”.

E lo seguirà ancora, anche se con questo film, è caduto nel primo dei sette peccati capitali: La Superbia, fino a sfiorare il delirio di onnipotenza, credendo che in pochissimo tempo ( il tempo di un film ) potesse sviluppare e coniugare due fasi essenziali dell’avventura della vita e della vicenda della storia:

  • Il complesso di Edipo e di Elettra
  • Il “complesso” periodo storico del fascismo.

Forse una chiacchierata con Freud ( o con qualche tipo apparentemente strano.. ) dipanerebbe quelle nebbie che attualmente ( ma sono sicuro che già ha posto rimedio ) offuscano la mente del nostro amato Pupi Avati.

Silvio Orlando è bravo ma solo in quel tipo di recitazione ( se togliete l’audio la sua performance potrebbe essere di qualsiasi film in cui ha lavorato ).

Francesca Neri è un po’ opaca; Alba Rohrwacher imita bene; Serena Grandi un piacevole ritorno; Ezio Greggio perfetto in quel ruolo.

Voto sei su dieci per affetto

“ Castigat ridendo mores” Jean de Santeul. settembre 21, 2008

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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Burn After Reading – A prova di spia
(Burn After Reading)

Un film di Ethan Coen, Joel Coen. Con Brad Pitt, George Clooney, Frances McDormand, John Malkovich, Tilda Swinton, Richard Jenkins, J. K. Simmons, David Rasche, Olek Krupa. USA 2008

Dal semplice e generico invito a correggere i costumi sorridendo, si è andati oltre, fino a considerare la risata una vera e propria tecnica terapeutica alternativa ( comicoterapia ).
Si è rivelata più tonica della cioccolata, più efficace di un afrodisiaco, più naturale di un ansiolitico. La risata allenta la tensione, smorza l’ansia e risolleva il tono dell’umore.

Ma che cos’è la risata? Quali sono le cause che determinano il riso?
Sono sconosciute anche se filosofi e psicoanalisti hanno riflettuto per millenni.

Kant leggeva nella risata “ un’aspettativa carica di tensione che si trasforma in nulla”.
Freud, pensava ad emozioni represse ed ad un’energia in eccesso liberate dal riso; e riportava tutto al rapporto che ha con il capezzolo della madre il poppante, il quale dopo succhiato il latte, piacevolmente saziato, rilassa i muscoli della bocca ed accenna ad un sorriso. Da quel momento ogniqualvolta un piacere ( poppante sazio ) seguiva un’apprensione ( poppante affamato ) si produceva un identico rilassamento intorno ad un immaginario capezzolo.

Darwin, si chiede perché sia evoluta quella strana ed esuberante emissione vocale, che spreca energia e lascia anche l’adulto indifeso proprio mentre richiama su di sé l’attenzione di un eventuale predatore.
Konrad Lorentz nei suoi” Fondamenti dell’etologia”sostiene..

E’dagli anni ’60 che la risata diventa oggetto di rigorosa ricerca scientifica e sperimentale soprattutto con lo psichiatra americano dott William Fry.

E proprio su questa scia è nata una branca medica “ la psiconeuroendocrinoimmunologia ( PNEI )“, scienza che studia i legami tra mente , sistemi neuroendocrini ed immunitario. Ed infatti:
• La risata stimola, dal nostro cervello, la produzione di endorfine che sono sostanze ( tipo droghe ) in grado di indurre sensazioni di benessere ed effetti rilassanti;
• La risata potenzia il sistema immunitario.
• La risata ha gli effetti di un vero e proprio esercizio fisico ( che è un’ottima misura antistress ) facendo fare una ginnastica vigorosa ai muscoli facciali, delle spalle, del diaframma e dell’addome;
• La risatta ha indubbi effetti benefici a livello psicologico.
• La risata è un vero e proprio elisir del cuore e delle arterie; bastano 15 minuti al giorno di sano ridere.
• la risata, stimola il rilascio di sostanze importanti per la crescita; per questo i bambini ridono in media 400 volte al giorno, e gli adulti solo 15 volte.

Bene, se pensate che guardando questo film vi farete delle sane risate e quindi migliorerete le vostre performance cardiache, potenzierete le vostre difese immunitarie…toglietevelo dalla testa.
I fratelli Coen partono da un teorema: il mondo è pieno di cretini.
Infatti il film racconta la storia di persone incredibilmente cretine, che fanno delle cose estremamente stupide.

I personaggi sono ectoplasmi di un’umanità debosciata ed ingabbiata in questo crescente “ conformismo emotivo,direbbe Furedi “; società che non è molto lontana da quella italiana e che De Ritis paragona a “poltiglia di massa, mucillagine, afflitta da pigrizia fisica, psicologica e soprattutto culturale”.

I nuovi idoli cadenzano la vita di un’ annoiata e frivola demente ( l’ adorabile Frances McDormand ) che si tormenta per le sue esuberanze fisiche.

Lo splendido George Clooney tratteggia il personaggio di un uomo vanesio e senza qulialità in maniera impeccabile, ma il fascino di “gigione di gran classe” è immutato.
Cretini ( ma neache loro lo sanno ) sono il sanguigno ed inutile agente della CIA e sua moglie, pediatra un po’ arrogante ed un po’ puttana ( i bravissimi John Malkovich e Tilda Swinton).
E poi cè Brad Pitt. Su lui dico solo una cosa: è il più cretino di tutti e non vuole essere un’offesa.

Questo è il film; apparentemente una commedia divertente,confusa, ridicola , ma è tragica come il mondo contemporaneo. “dove soldi, fitness, sesso on line sono cose essenziali, una celebrazione dell’attuale egemonia del cretini.”
Il messaggio ( il famoso mssaggio ) è nell’esilarante colloquio degli ultimi minuti ( è l’unica volta che la risata mi ha regalato i suoi effetti benefici) quando il boss della CIA si confida con un funzionarioio: «Che cosa abbiamo imparato da questa storia? Mah. Certo, prima dovremmo sapere che cosa abbiamo fatto».
E’ inutile ricordare i maestri Coen.

E’ un film amaro, pessimista. E’ un “sequel” dell’altro film “ Non è un paese per vecchi”
Infatti tutti e due non sono altro che le due facce della stessa medaglia.

Voto: otto su dieci

Psicosi..(povero Freud ) giugno 26, 2008

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Into the Wild

Un film di Sean Penn. Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker, Catherine Keener, Vince Vaughn, Kristen Stewart, Hal Holbrook. Produzione USA 2007.

Che cosa è la psicosi?

Il termine “psicosi” fu introdotto nel 1845 da Von Feuchtersleben con il significato di “malattia mentale o follia”. È un grave disturbo psichiatrico, espressione di una grave alterazione dell’equilibrio psichico. Presenta inoltre..

Il film racconta una storia vera. Chris ( il protagonista ) manifesta chiari segni e sintomi di psicosi delirante; ed io mi chiedo: è possibile che al momento, nessuno sia intervenuto per cercare di curare questa malattia della mente , che si avvale di presidi terapeutici ormai ben collaudati? E’ possibile che questo povero ragazzo sia stato abbandonato a se stesso, preda dei suoi sogni o incubi? Eppure la storia è accaduta pochi anni, fa nel progredito Nord America; da tempo la Medicina continua a potenziarsi con Trials, EBM e Linee guida. Resto sconcertato..

Torniamo a Chris; in questo suo delirio, crede che i tormenti cesseranno quando avrà recuperato un rapporto incontaminato, assolutista, direi fondamentalista con la Natura.

Per questo abbandona famiglia, amici, studi, brillanti carriere con tutte leconvenzioni della società civile.

Si rifugia nelle remote e sperdute lande dell’Alaska; incomincia il suo vagabondare, che vorrebbe essere una scelta di vita coraggiosa, ma non è altro- in questo caso- che un ulteriore sintomo della malattia che offusca la sua mente. E nel suo peregrinare, trova un vecchio bus, dove poi si lascia morire tra atroci sofferenze.

Questa è la storia, purtroppo vera, di un povero ventenne che, se curato adeguatamente ( psicoterapia..), forse, mentre sto scrivendo, poteva ancora stare tra noi.

Ma Sean Penn qui lo presenta come un eroe e soprattutto un esempio.

Eroe può darsi, ma non esempio da seguire. E’ solo un ammalato che andava gestito in altro modo.

Ecco perché Penn, pur di raggiungere un fallace obiettivo, produce un lavoro anche diseducativo, soprattutto nei confronti di quei giovani con più esaltata sensibilità e con la mente diciamo così“ borderline”.

Sean Penn, tanto amato in altri films ( 21 grammi ), si rivela come quei fastidiosi sognatori di Bertolucci ( The Dreamers ), che non si accorgono che la loro strada si è chiusa, e quello che resta, è poco più del ricordo di un’illusione.

Il film non è un’elegia della solitudine e della fuga, ma il semplice calvario di un povero ragazzo , che Penn, sprofondato nel suo più bieco narcisismo, usa per elargire consigli sulla vita e sulla natura.

La natura, per quanto si voglia idealizzare, sa essere crudele, violenta e misera

Straordinario a tale proposito “ Un tranquillo week-end di paura “, film di John Borman del 1972 .

Alla fine due cose ti restano: la grande compassione per questo ragazzo “ eroe nella sua follia” per cui si poteva fare qualcosa, e la nauseante sensazione dell’ uso strumentale, e ripeto diseducativo, di questa storia triste.

Penn mi fa venire in mente lo slogan che qualcuno ha dato a certi ambientalisti: TUTTI VOGLIONO TORNARE ALLA NATURA, MA NESSUNO A PIEDI”.

Giudizio estetico sul film? Una drammatica avventura di noia, di banalità e luoghi comuni, di filosofia spicciola e steroitipi, di caos narrativo e di effetti caricaturali che finiscono con l’immiserire ancora di più il tutto. La fotografia è pessima, in quanto pressochè inesistente; i personaggi ridicoli, le vicende, se anche reali, narrate in modo inverosimile.

A proposito: Gli straordinari paesaggi? Gli immensi boschi? Le favolose…

Ma la critica più blasonata ( letta da me sempre dopo aver visto il film- v. vademecum.. ) lo ha definito un capolavoro; o c’è malafade o non hanno visto il film!

Voto: uno su dieci