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Stato Etico o Stato di diritto? V Maggio 9, 2009

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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Tulpan – La ragazza che non c’era
(Tulpan)

Un film di Sergei Dvortsevoy. Con Ondas Besikbasov, Samal Esljamova… Germania 2009

Francamente non sapevo che il tulipano fosse originario della Turchia, dove cresce spontaneamente e dove iniziò ad essere coltivato circa 1000 anni fa.

Una leggenda turca fa risalire l’origine del fiore alle gocce di sangue versate per amore da un giovane innamorato deluso. Il tulipano nel mondo orientale significa amore perfetto.

Il paese europeo dove i tulipani hanno avuto più successo è stato senza dubbio l’Olanda.

Qui tra noi ha assunto un’altro significato: incostanza.

Nel Kazakistan vive Tulpan, una ragazza la cui massima aspirazione è di trasferirsi in città, di studiare e lavorare e non certo andare in sposa ad un pastore dalle orecchie a sventola e continuare la sua esistenza nella steppa ad allevare animali.

Il sogno di una vita non cadenzata delle esigenze delle capre, non dal ritmo delle stagioni; non sotto una tenda senza  libri e riviste; e dove se piangi le tue lacrime non bagnino solo sassi, sabbia o magari carne di capra.

Veronica Lario è triste e mentre le sue lacrime bagnano l’aragosta che il maggiordomo le ha servito, ripensa alla sua vita; ed allora in uno scatto di rabbia, indossa il primo visone che trova, sbatte la porta in radica di noce e si siede nella berlina maltrattando l’autista che le aveva aperto la porta.

Poi ritorna sui suoi passi , e scrive una lettera con la montblanc d’oro infarcita di brillanti .

Tulpan non può scrivere, perché non ha neanche una vecchia bic, ma soprattutto perché è analfabeta.

Tulpan si consola con un tè ; anche Veronica sorseggia un tè nel pregiato servizio regalatole da una sua amica e comprato a Londra…

Questo è ciò che andavo scrivendo qualche giorno fa, dopo aver visto il film Tulpan; in contemporanea c’è stata la lettera della Signora Veronica.

Poi mi sono fermato. Pubblico adesso queste sciocchezze dettate dall’iniziale fastidio ed dall’immediata irritazione per i lamenti di una donna tanto ricca…

Ho riflettuto, neanche tanto a lungo.

Tulpan, nella stessa situazione, avrebbe fatto la stessa cosa,magari usando i mezzi non altamente sofisticati a disposizione in quel paese sperduto e povero di tecnologia.

Veronica incarna un archetipo : la donna offesa ed umiliata nel suo essere donna, nel suo essere moglie e nel suo essere madre. E mi fermo qui; anche perché tutto è chiaro a tutti ( anche ai cortigiani ben pagati ).

Chiedo scusa alla Signora Veronica per le cose inizialmente pensate; e le invio in omaggio trecento Tulipani ( anche se virtuali ), uno per ogni parola di questo scritto.

Sì, tulipani , ma con il loro significato originario.

Comunque andate a vedere il film Tulpan: asciutto, senza fronzoli, efficace, che a “forza di paesaggi, prove da superare, intimità fra adulti, bambini, animali, evoca un mondo in via di estinzione ma sepolto nella memoria ancestrale di ognuno di noi”.

Il neorealismo italiano fa ancora scuola.

Voto: sette su dieci

“Io non vedo, io non sento, io non parlo…” settembre 19, 2008

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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Le tre scimmie
(Üç Maymun)
Un film di Nuri Bilge Ceylan. Con Yavuz Bingöl, Hatice Aslan, Ahmet Rifat Sungar, Ercan Kesal, Cafer Köse. Turchia 2008.

Come nella famosa favola, c’è chi non vuole vedere, chi non vuole sentire, chi non vuole parlare.
E’ la storia di un marito, di un figlio e di una moglie (ma non è una famiglia, se per famiglia intendiamo anche condividere le scelte di vita, o affrontare insieme eventi…), chiusi ognuno nella propria solitudine.

Una strada di notte. Un uomo viene investito da un’auto ed abbandonato. Qualcuno però ha visto la targa. Il proprietario della macchina è un politicante di bassa statura morale, il quale, per evitare lo scandalo, chiede al suo autista di auto-accusarsi dell’incidente.  Questa è la storia.

Tutto il film poteva durare appena 20 venti minuti, ma è durato invece 2 ore, faticose da trascorrere.
I troppi silenzi esasperanti, la macchina da presa che indugia ma non scava nei volti, negli oggetti… , i vari momenti dilatati e amplificati ( Sergio Leone docet, ma Sergio Leone era appunto Sergio Leone ) non fanno altro che ingabbiare la narrazione e bloccare il coinvolgimento di noi umili spettatori (ero l’unico in sala tralaltro) che abbiamo pazientato fino alla fine per assistere a questo lavoro che molti critici blasonati hanno definito un capolavoro! Bah…

Voto: 4 su 10