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“Signore, dammi la forza di cambiare le cose…” – San Tommaso Moro, forse novembre 16, 2008

Posted by Sandro De Luca in Cinema & Cinema.
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GLI SPAESATI IV

“Signore, dammi la forza di cambiare le cose che si possono cambiare.

Dammi il coraggio di accettare le cose che non si possono cambiare.

Signore, dammi il buonsenso di distinguere le prime cose dalle seconde” ( San Tommaso Moro, forse )

L’articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce il diritto ad essere assistiti nel miglior modo possibile, ma non obbliga a curarsi.

Quando questa norma è stata scritta, situazioni come quelle di Eluana non erano immaginabili; non esisteva la respirazione artificiale, la nutrizione artificiale, e tutte gli altri artifici ; non era pensabile che si fosse vivi ma non lucidi, incapaci di decidere del proprio destino

E’ vero non esiste una legge, per cui i magistrati, almeno una volta, hanno colmato seconda coscienza e legalità un vuoto, un vuoto immenso riguardante il delicato problema delle “ Direttive Anticipate ”; e soprattutto, hanno colmato un vuoto che ha consentito ad Eluana di scegliere attraverso la voce dello straziato padre Beppino.

Una certa parlamentare Roccella ( non so quale sia il suo lavoro di origine ) sostiene “ che è in dubbio che Beppino Englaro ha vinto la sua battaglia legale ed ideologica; ora nei confronti della figlia può fare ciò che vuole”.

Un disprezzo totale per il dolore un padre che per la seconda volta accompagna la figlia alla morte ( perché Eluana è morta 16 anni fa ).

Un’infamia che sicuramente si ritorcerà contro la signora ( ? ) Roccella, contro la sua coscienza, ammesso che dia spazio alla coscienza, presa com’è a recuperare voti.. Sono sconcertato, Spaesato

Facciamo un passo indietro.

Esiste una terapia medica non farmacologica ed una terapia medica farmacologica ( cioè con farmaci ).

La terapia medica non farmacologica è quella che non richiede l’uso di farmaci ; ad esempio l’idratazione e l’alimentazione artificiale ( mediante sondino naso-gastrico nel caso di Eluana ).

Ora se si decide, per un malato a termine, di non accanirsi, la prima cosa che si fa è sospendere la terapia e quindi anche l’idratazione e l’alimentazione artificiale, che sono ripeto vere e proprie terapie e non ordinarie misure assistenziali ; supporti assistenziali sono pulizia, osservare i decubiti ( non far decombere il malato sempre dallo stesso lato) somministrare i farmaci, cambiare il catetere vescicale, somministrare clisteri e così via.

Quindi trattasi non di Eutanasia o omicidio, ma di “ non accanimento terapeutico”, cara signora ( ?) nonché parlamentare Roccella ( si informi presso il suo medico di famiglia; ah ma non ha tempo, è impegnata a recuperare voti.. )

E’ triste considerare che c’è voluta una sentenza di magistrati per stabilire da che parte sta l’amore; quell’amore immenso, quella protezione infinita che solo un padre sa dare, quell’amore che doveva essere suffragato da qualche mano pietosa, che è sempre intervenuta in molti casi del genere, così in maniera riservata , silenziosamente, delicatamente, rispettosamente; quella’amore immenso che resta nonostante gli schizzi di fango delle varie signore ( ? ) Roccella ( ah i voti ). Sono allibito. Sono spaesato.

Io ho grande rispetto per la Chiesa ( anche se spesso si contraddice ). In fondo svolge il proprio compito.

Ma il mio apparente scoramento diventa indignazione, quando ascolto o leggo frasi che esprimono un’ignoranza ed un’opportunistica ingerenza su materie che richiedono dei seri confronti ( ma ci sono i voti dei cattolici da recuperare.. ).

Ad ogni buon conto, onde superare anche questi interventi meschini, l’unica possibilità è la legge sul testamento biologico

Il testamento biologico, o come adesso si dice DIRETTIVE ANTICIPATE, è un documento che si firma quando ci si trova nel pieno possesso delle proprie capacità fisiche e mentali; e nel quale si esprime la volontà di non essere mantenuti in vita qualora la sopravvivenza sia solo artificiale. Ne riparleremo

Attraverso questo blog piccolo piccolo ti saluto Eluana; adesso nessuno ti.. Ma poi c’è Beppino che ti protegge sempre.

Commenti»

1. Matteo - marzo 10, 2010

Sulla citazione che hai scritto:
Si tratta di un estratto della Preghiera della serenità, circa 1942, di Karl Paul Reinhold Niebuhr, teologo protestante (1892-1971), molto nota e spesso citata. Appare, ad esempio, solo una piccola parte, appunto quella riportata, sulla cover di un disco di Neil Young, Re-ac-tor, 1981, Reprise Records, 48527-2, cardboard, limited edition, Made in Germany).
Per ulteriori informazioni (date e riferimenti anagrafici qui citati da ): http://en.wikiquote.org/wiki/The_Serenity_Prayer

tratto da
http://fire.rettorato.unito.it/blog/?id=30143

Sandro De Luca - marzo 11, 2010

La preghiera è stata attribuita via via a Tommaso Moro, Reinhold Niebuhr, a Sant’Agostino, ai Cherokee, Kurt Vonnegut ( Mattatoio 5 ) etc
Io penso che l’autore sia Tommaso Moro, noto anche per le sue frasi taglienti ed ironiche.
O forse tutti l’hanno pensata perchè è semplice, intensa ed immediata,
Ciao Matteo

2. carlo giallo - ottobre 8, 2010

Forse a qualcuno è sfuggita questa storia :

Venerdì 06 febbraio 2009, 07:00 IL GIORNALE .IT
Max, uscito dal coma dopo 10 anni Rinato in un abbraccio con la mamma
di Rita Balestriero

Milano Sentiva tutto Massimiliano. Irrigidiva i muscoli ascoltando le parole di quei medici che non gli davano speranze. Li rilassava, quando la madre entrava nella sua stanza e allora sotto le coperte del letto d’ospedale riusciva a stendere leggermente quelle gambe, che a tutti parevano morte.
Dieci anni trascorsi ad ascoltare, immobile, perché dicevano che era in stato vegetativo Massimiliano e che da quel coma, non si sarebbe mai risvegliato. Come Eluana apriva gli occhi, faceva qualche smorfia impercettibile e proprio come Eluana, veniva nutrito attraverso un sondino. «Gliel’ho tolto io, con le mie mani – racconta la madre Lucrezia -. La dottoressa mi ha detto che ero pazza, che sarei stata responsabile di eventuali peggioramenti, ma io non ce la facevo più a vederlo così». Da li ha incominciato a imboccarlo, prima cibi frullati, «poi anche la pasta al forno che piaceva tanto a lui, magari lasciata a bollire un po’ di più». Amorosa incoscienza, la chiama lei e mentre lo racconta guarda il suo Max, 38 anni il prossimo settembre, per dieci lunghi anni in coma e da otto, «miracolosamente tornato tra di noi».
Era passato da qualche giorno il Natale, «e io quella sera ero distrutta perché avevo perso da poco mio padre. Di solito prima di metterlo a letto muovevo il braccio di Max per fargli fare il segno della croce, ma quella notte no, gli dissi che non ne avevo voglia. Ero sfinita». Stava per uscire dalla stanza quando si è accorta di un movimento, pensava di essere diventata pazza la signora Lucrezia e invece no, Max il segno della croce lo aveva fatto da solo. «Non riuscivo a chiamare mio marito dall’emozione, d’istinto sono corsa al letto e quando il suo braccio mi ha avvolta ho capito che non stavo sognando». Non riusciva a crederci nessuno: né il fisioterapista, né i dottori e neppure gli amici, quelli che erano cresciuti insieme a lui all’oratorio e dopo l’incidente non l’avevano abbandonato.
Ora sta seduto su una carrozzella Massimiliano, si alza in piedi se può appoggiarsi a qualcuno, e scrive al computer o a mano, se aiutato nei movimenti. Cinque anni fa ha fatto anche il testimone di matrimonio alla sorella «e quella sì che è stata una giornata speciale». Non parla ancora, ma la logopedista dice che ce la farà, dice che è solo un po’ pigro perché lui riesce a farsi capire benissimo anche così». Ti stringe la mano per presentarsi e alza il pollice chiudendo il palmo in un pugno per dire che è d’accordo. Ripete questo gesto ad esempio, quando gli chiedi se era cosciente durante gli anni del coma, e ancora, quando gli domandi se vuole che Eluana continui a vivere. Conosce bene l’argomento, guardando la televisione segue la vicenda della ragazza di Lecco da quando si è risvegliato. «Povera Eluana» ha scritto una sera su un foglio, perché lui non ha mai pensato neppure per un istante che fosse meglio morire. Ha sempre voluto vivere, anche quando si trovava nel suo stesso stato, quando era bloccato su un letto, praticamente immobile.
C’è sempre un gran via vai di gente nella sua casa di Carugate, provincia di Milano. «Più che volontari io li chiamo amici – continua la Ezia, come la chiamano qui in paese -. All’inizio erano solo i suoi compagni di sempre, ma ora ci sono anche ragazzi giovani o pensionati, vengono qui e lo aiutano a fare ginnastica, ma soprattutto gli fanno compagnia, lo fanno ridere». Infatti Massimiliano ha sempre lo sguardo sereno, si rifiuta di parlare solo della notte del ferragosto di 18 anni fa, la notte dell’incidente. Stava tornando dalle vacanze quando una Porsche si è schiantata contro la sua Opel. Era da solo in auto perché aveva deciso di tornare in anticipo, voleva fare una sorpresa ai suoi genitori. Quando è squillato il telefono mamma Lucrezia stava uscendo di casa. «Non rispondere», le ha detto il marito Ernesto, e invece lei è tornata indietro. «Senti parlare del coma ma finché non ci sbatti contro non puoi capire cosa sia, non puoi comprendere il dramma. Vedevo mio figlio bello e abbronzato, senza neppure un taglio, ma completamente immobile. Eppure era vivo ed ora che è tornato tra noi può regalare una speranza a tante altre persone».

Che dite per Eluana cosa è stato alla fine ?????

Sandro De Luca - ottobre 9, 2010

Sono molto contento per come sia finita la storia.
Non conosco tutti i passaggi quindi non sono in grado di dare giudizi. Posso solo dire che forse non si trattava di coma ma di stato vegetativo, questa nuova entità nosologica emersa per la disponibilità di tecniche rianimatorie ed assistenziali estremamente sofisticate ( meno male che esistono ).
Già ho espresso il mio giudizio in merito.
La strada è una soltanto: Il testamento biologico.
E nel caso di Eluana mi sembra che sia stato rispettato anche se per interposta persona ( il padre ).
Grazie Carlo per averci fatto conoscere questa bella storia. Ciao Max


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